Come uscire dal circolo vizioso delle varianti di SARS Cov 2 e dell’emergere di altre zoonosi da coronavirus.
Si era già scritto su questo blog che varianti di SARS Cov 2, con il grande numero di infetti su scala globale in atto, continueranno ad emergere producendo profili virali sempre più infettivi e capaci di evadere l’immunità dei vaccini in uso ancora basati sul virus originario di Wuhan.
Anche nell’ipotesi, tuttora non provata da un adeguato quadro di dati, che non ci sia un incremento nella gravità della patologia Covid-19 provocata da varianti come Omicron, l’aumento di infettività e di evasione immunitaria rappresentano comunque una seria e immediata minaccia.
Questo perché a parità di tasso di ospedalizzazione una platea più alta di infetti vaccinati e non comporta un incremento importante della pressione sul sistema ospedaliero mettendone a serio rischio la stabilità di funzionamento.
La reinfezione dei guariti e l’infezione dei vaccinati ci indicano che le varianti (come Omicron) hanno acquisito un significativo livello di evasione immunitaria sia per l’immunità naturale che vaccinale.
Alcuni produttori di vaccini (esempio Moderna) hanno annunciato di essere impegnati nella produzione di nuovi vaccini basati sul profilo genetico delle varianti dominanti al momento in modo da ricalibrare l’immunità vaccinale nella popolazione dei vaccinati. L’immunità naturale è adattattiva e benché a costo di ospedalizzazioni e decessi si auto-ricalibra.
Questa però non sembra una strategia ottimale in considerazione del fatto che le varianti emergono continuamente e nessuno è oggi in grado di dire dove è il punto di massimo per infettività e evasione immunitaria e quando sarà raggiunto.
Produrre e somministrare miliardi di dosi di nuovi vaccini ogni pochi mesi non sembra una pratica facilmente realizzabile anche non tenendo in considerazione il costo economico.
La via d’uscita da questa pandemia e da possibili nuove pandemie da coronavirus nel futuro non può ragionevolmente basarsi sull’inseguimento vaccinale delle varianti.
Nel serbatoio naturale dei coronavirus si pensa ci siano circa 5000 specie di questo virus che potenzialmente possono migrare sull’uomo per zoonosi (spillover).
Una linea di ricerca promettente si basa sullo sviluppo di vaccini a largo spettro immunitario.
Questa linea di sviluppo si basa sull’osservazione che alcune persone hanno dimostrato una immunità pre-esistente al SARS Cov 2 nel corso della prima ondata della pandemia.
Nella prima metà del 2020 in Gran Bretagna circa 700 operatori sanitari come parte di un progetto di ricerca (COVIDsortium) sono stati controllati settimanalmente per Covid-19.
Quasi tutti questi soggetti che lavoravano con indumenti protettivi non hanno mai dato risultati positivi al test o presentato segni della malattia producendo anticorpi (proteine) capaci di legarsi al virus e prevenire l’infezione delle cellule che si manifesta con la malattia.
Quando i ricercatori del COVIDsortium hanno indagato i dettagli del fenomeno hanno scoperto che i soggetti negativi al test Covid-19 (real time PCR) presentavano nel sangue una proteina legata al processo dell’infezione da Covid-19, ma anche legata alla risposta immunitaria delle cellule T (componente cellulare della risposta immunitaria).
Sembrerebbe stando ai ricercatori di COVIDsortium che questa forma di risposta produca una specie di “aborto infettivo” dove una forte e immediata risposta delle cellule T consente a questi soggetti la rapida eliminazione delle cellule infette dal virus.
Si sa che le cellule infette dal virus mostrano sulla loro superficie proteine virali e le cellule T immunitarie riconoscono queste proteine e distruggono le cellule infette.
Gli anticorpi possono agire solo su alcune proteine target sull’esterno del virus, le cellule T invece imparano a riconoscere quasi tutte le proteine virali.
Quando i ricercatori di COVIDsortium hanno studiato il sangue dei soggetti con “aborto infettivo” hanno trovato che questi prima ancora di infettarsi con SARS Cov 2 avevano cellule T capaci di riconoscere le proteine che questo virus utilizza per replicarsi all’interno delle cellule infette.
La spiegazione più probabile è nel fatto che questi soggetti sono stati probabilmente esposti ad altri coronavirus umani come quelli che causano circa il 10% dei raffreddori.
Le proteine di questi coronavirus coinvolte nella replicazione virale sono molto simili a quelle di SARS Cov 2 e di altri coronavirus, implicando che se si riesce a sviluppare un vaccino che induce una forte risposta delle cellule T a queste proteine questo potrebbe proteggere contro un largo spettro di coronavirus, un vaccino universale per coronavirus.
Una soluzione possibile sarebbe aggiungere una codifica mRNA per queste proteine nei vaccini già in uso che al momento hanno come target la sola proteina esterna spike.
Queste extra-componenti nei futuri vaccini per coronavirus potrebbero proteggere sia contro le varianti di SARS Cov 2 che contro futuri spillover sull’uomo di altri coronavirus.
Si pensa sia solo questione di tempo prima che un altro membro della grande famiglia dei coronavirus crei un'altra pandemia e se questo nuovo spillover dovesse produrre qualcosa infettivo con il il SARS Cov 2 e letale come la MERS sarebbero guai davvero molto seri.